giovedì 28 aprile 2011

Fatto a Mano




Accolto con grande successo nelle principali città del mondo- come New York, Seoul, Abu Dhabi, Londra e Milano -il"Fatto a Mano for the Future" sbarca a Romail prossimo 5 e 6 maggio. 

Durante questo weekend, Palazzo Fendi diventerà in una vera e propria Creativity Factory, luogo dove troverà concreta espressione il dialogo creativo - apparentemente tra opposti: tradizione e futuro - tra due artigiani di Fendi e quattro designer. Sebbene provengano da realtà diverse, infatti, lavoreranno tutti e sei insieme dal vivo: il prodotto saranno alcuni pezzi di design in edizione limitata, creati con materiali di scarto Fendi.
I quattro artisti sono diversi per background e nazionalità: Simon Hasan, designer inglese laureato al Royal College of Art, ha già lavorato con Fendi nell'aprile 2009, in occasione del progetto. Simon è specializzato nella realizzazione di vasi con una tecnica medievale usata per creare armature: a questi vasi aggiungerà cuciture tradizionali Selleria fatte a mano e pelli colorate.
Insieme a lui ci sarà T.Robert Nachtigall: il designer americano, laureato al Polimoda, firmerà una lampada in pelle con sensore tattile-visivo.

Rowan Mersh, londinese, realizzerà invece un’installazione interattiva che sublima il rapporto tra arte e artigianato: una scultura che trasmetterà il battito cardiaco dell’artigiano, misurato in tempo reale, ad uno speciale macchinario che punzona al ritmo del battito stesso delle strisce di pelle.
Infine, Nicola Guerraz, artista concettuale romano, proporrà gli“ScarabocchiTridimensionali” in Selleria: tanti tubi di rame quante sono le lettere che compongono la parola Fendi - interamente rivestiti di pelle con l’aiuto dell’artigiano - modellati come fossero un groviglio. L'opera ospiterà al suo interno una Tillandsia, una pianta speciale che crescendo sarà simbolo del futuro.
baci e abbracci
xoxo

giovedì 21 aprile 2011

Essere o apparire?


Edimburgo celebra il mito di Narciso, mai come ora modello per eccellenza!


Il famoso dipinto di Salvador Dalí Metamorphosis of Narcissus: un giovane sdoppiato e rannicchiato su se stesso, che, pietrificato affonda in un lago.

Siamo forse tutti affetti da quella sindrome che per secoli ha affascinato illustri poeti, artisti e filosofi? Dobbiamo considerarci le più recenti reincarnazioni di Narciso, il mitologico giovinetto greco che specchiandosi si innamora della propria immagine fino al logoramento?
Narciso fosse nato oggi dove si specchierebbe?
forse molto più faticosamente si specchierebbe nello schermo del computer!!
Apparire, rappresentare, immancabilmente esserci: queste le regole necessarie del nuovo Narciso contemporaneo, comunque sempre impegnato a farsi desiderare;
il vero nemico del narcisista contemporaneo, è più prossimo di quello che si pensa. Sono i nostri vicini, gli amici e i colleghi: più belli, intelligenti e che, magari, avendo più successo di noi, finiscono per metterci in ombra. Terrorizzati dal vivere di luce riflessa(dunque nell'ombra di qualcun altro, magari più talentuoso)non resta che concentrarci sull’apparire!!!
Sarà vero? alla luce di ciò che si vede e si vive nella nostra contemporanea società è assolutamente vero, basta guardarsi intorno, fare qualche domandina in giro per renderci conto che ciò conta è APPARIRE, non è necessario saper fare qualcosa avere talento, passione e capacità... se riesci ad apparire(non importa come) allora si che ci l'hai fatta! il sogno dei giovani di oggi è :velina, gf, uomini e donne...bah!!!
Ma per fortuna non è sempre così ci sono ragazzi e ragazze, GIOVANI, che sono pieni di talento capaci, che lottano per il loro ESSERE e per imporsi per ciò che sono e che sanno fare e non per quel che appaiono!

baci e abbracci
xoxo 

martedì 19 aprile 2011

Ipocrisia mediatica?


Alla radice della recente escalation di violenza a Gaza vi è l’ingiustizia e la brutalità dell’occupazione israeliana, l’assedio e la punizione collettiva di un intero popolo, e lo stillicidio di uccisioni di palestinesi, che dopo l’operazione “Piombo Fuso” non sono mai cessate – scrive l’attivista palestinese Samah Sabawi.

La copertura mediatica dei bombardamenti israeliani che hanno recentemente colpito Gaza, i quali hanno provocato numerosi morti e un numero ancora più alto di feriti, riecheggia la pretesa di Israele secondo cui tali bombardamenti sarebbero parte di un’escalation cominciata giovedì 7 aprile, quando militanti di Hamas hanno sparato un missile anti-carro contro uno scuolabus israeliano, ferendo in modo grave un adolescente e in modo lieve l’autista. Simili affermazioni tuttavia ignorano la realtà che la violenza sistematica contro i palestinesi non è mai cessata.
In effetti, nelle settimane precedenti l’episodio dello scuolabus, tra il 16 e il 29 marzo, secondo l’Ufficio dell’ONU per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) Israele ha ucciso un totale di 14 palestinesi, tra cui 6 civili, e ne ha ferito 52, tra cui almeno 40 civili (19 bambini). In quello stesso periodo, sono stati feriti 3 civili israeliani. Il rapporto dell’OCHA chiarisce che tutte le vittime civili, e 19 tra i feriti palestinesi, sono stati il risultato di bombardamenti dei carri armati e di colpi di mortaio israeliani. Dunque, sebbene sia Hamas che Israele abbiano preso di mira i civili, Israele ha usato una forza di gran lunga più letale contro la popolazione civile. E per quanto tragico sia il ferimento di un ragazzo israeliano su un autobus, non è stato questo incidente a scatenare il bombardamento israeliano contro i palestinesi di Gaza, che è proseguito in maniera intermittente per gran parte di quest’ultimo decennio, e di certo non è ciò che ha iniziato la recente escalation.
Purtroppo, i morti e i feriti palestinesi, e le incursioni israeliane, non fanno notizia. Ma la morte di ogni bambino, di ogni uomo, e di ogni donna è sentita profondamente nella comunità di Gaza e nel resto della Palestina. Non riuscire a capire questo significa non riuscire a comprendere l’impatto delle tragedie umane su questo conflitto. Sul piano politico, questa incapacità di comprendere le tragedie umane, e come esse infiammano l’opinione pubblica araba e musulmana, ha (e continua ad avere) conseguenze disastrose per la pace e la sicurezza mondiale. All’opinione pubblica occidentale vengono risparmiate le immagini di lutto delle madri e dei padri palestinesi, ma nel mondo arabo e musulmano, queste immagini sono un costante richiamo della brutalità dell’occupazione israeliana e dell’ipocrisia delle potenze mondiali che la sostengono.
Questo squilibrio nell’informazione lascia in molti la falsa impressione che, dopo l’Operazione Piombo Fuso condotta da Israele, vi sia stata “calma” tra Israele e i palestinesi. Ma la realtà racconta una storia diversa. Infatti, dopo “Piombo Fuso” e fino al febbraio di quest’anno, l’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem ha registrato un totale di 151 palestinesi uccisi nei Territori occupati, 19 dei quali erano minorenni. Durante questo stesso periodo 9 civili israeliani sono stati uccisi dai palestinesi, tra cui un minorenne. Queste statistiche, orride come sono, non descrivono nemmeno in parte la violenza quotidiana dell’occupazione israeliana nei confronti dei palestinesi, che comprende fra l’altro le restrizioni di viaggio, l’impossibilità di accedere alle cure mediche, l’assenza di acqua potabile e di elettricità.
In effetti, la violenza dell’occupazione israeliana si presenta in molte forme. Forse la più straziante di queste forme è la punizione collettiva dei palestinesi di Gaza da parte di Israele. Mantenere l’economia “sull’orlo del collasso” – una strategia confermata dai dispacci diplomatici USA rivelati da Wikileaks come una politica israeliana sistematica– è l’obiettivo dell’assedio disumano che ha reso il 55% della popolazione di Gaza vittima dell’insicurezza alimentare e il 10% dei bambini di Gaza preda di disturbi della crescita e della malnutrizione. Gli attacchi, le incursioni e le invasioni periodicamente condotte da Israele, che comportano l’uccisione di un gran numero di civili e la distruzione sistematica dei terreni agricoli, la demolizione delle case e la distruzione delle infrastrutture civili, non sono cessate un solo giorno dopo che l’assedio fu intensificato nel 2007. Limitare la circolazione delle persone, impedire ai malati e agli studenti di lasciare Gaza, negare a parenti e persone amate il diritto di visitare la più grande prigione a cielo aperto del mondo, è una forma di violenza e di estrema punizione collettiva che colpisce l’intera popolazione.
Non dimentichiamo che il 75% della popolazione di Gaza è composta da rifugiati a cui è stato negato per 63 anni il diritto di tornare alle proprie case, all’interno di quella che oggi è Israele. La negazione da parte di Israele dei diritti dei rifugiati e la sua occupazione e colonizzazione di Gaza e della Cisgiordania, protrattasi per 43 anni, è alla radice di tutta la violenza di questo conflitto. Coloro che puntano il dito sull’ultima serie di incidenti, indicandoli come la causa della violenza, stanno semplicemente perdendo di vista il quadro generale.
Samah Sabawi è una scrittrice e attivista palestinese di nazionalità australiana; è rappresentante di Australians for Palestine

baci e abbracci 
xoxo

lunedì 18 aprile 2011

é questione di obbiettivo!!!

Fotografare, fotografare e fotografare, quale miglior modo per raccontare e raccontarsi?  Penso che la fotografia sia il mezzo più efficace per comunicare......l'importante è catturare l'essenza di ciò che si guarda.... 



































baci e abbracci
xoxo

martedì 12 aprile 2011

LOVE....

LOVE,  penserete tutti alla parola  amore,  beh in questo caso non è proprio così, L.O.V.E  ossia:  Lay-Out Visivo Emozionale. Questo è il logo di una agenzia campana di Marketing e Comunicazione che in pochissimo anni si è aggiudicata il primato nel suo ambiente, ubicata nel centro di Napoli, una Napoli che si associa sempre alla mafia, spazzatura, corruzione e disoccupazione, è bene che oltre ai problemi che la dilaniano parlare di queste nuove realtà di giovani, giovani imprenditori e non, che lottando ogni giorni con i problemi che ha una città come Napoli, e che fortunatamente qualche volta ci riescono ed emergono. Questo il caso di Lovestudio che della comunicazione ne hanno fatto la loro filosofia, comunicazione come costruzione "di mondi possibili" e condivisione di esperienze, emozioni e vissuti. Comunicazione come massaggio che parte da un idea e che diritto arriva all'animo delle persone.
Dinamicità, semplicità, modernità, rottura degli schemi,  insomma AVANTI. Questi sono gli aggettivi che secondo me rappresentano questa nuova e giovane realtà imprenditoriale "napoletana" e ITALIANA.
www.lovestudio.it;
Via Margellina 50, 80122 Napoli Italy
Dedicato a:
TREBBI GIANLUCA- CACCIAPUOTI GIULIO- MARRA FABIO
baci e abbracci
xoxo

lunedì 11 aprile 2011

Salone del mobile

Quest'anno dal 12 al 17 aprile il salone del mobile dove le vetrine delle maison flirtano con le ultime creazioni di architetti e progettisti per performance artistiche ad alto tasso di creatività, inoltre ospita tante iniziative di bellezza; massaggi gratuiti, passaggi in vespa, trattamenti viso, mostre fotografiche. Insomma non Manca proprio niente che segnarlo in agenda!

-Installazione firmata Nicolas Gweneal che raccogli un prato di 2500 roseti.















-32 ritratti di donne comuni fotografate da Tori Thorimbert
esposti in gigantografie alla stazione Centrale di Milano.














- Kiehl's e De Padova
Trattamenti gratuiti del viso alla vitamina C.















-Laboratorio55, presenta la performance artistica Ai/Neko di Claudio Cassano.











- Le borse della maison illuminate dalle lampade della collezione joint-lamp del designer Sergio Catalano.














- Il nuovo ciondolo della collezione charms della maison Pomellato.













- Una mostra-evento raccoglie le icone sedie Kartell  milanesizzate da nome della moda e del design legati alla città: Dolce&Gabbana. DSquared2, Etro, Antonio Marras, ecc...

























A mio avviso quest'anno il salone del mobile è molto interessante ed invitante.
Andateci numerosi voi che potete ;)
baci e abbracci
xoxo

giovedì 7 aprile 2011

Perfetti o imperfetti?

Esiste un formula per la bellezza??
Secondo il mio modesto parere una formula per la bellezza non esiste!
Più magro, più alto non fa bello. E un abito firmato e accessori griffati non fa elegante.
Non ci sono dunque parametri o formule matematiche ne per la bellezza e ne per l'abbigliamento.
Come sempre accade in matematica c'è sempre una variante impazzita che mette in discussione tutto, così accade nella vita e per l'estetica in generale e questa variante può essere "l'errore o il difetto" per quanto riguarda la bellezza.  L'ossessione per la ricerca della bellezza e della perfezione che tra l'altro non esiste può rendere noiosi. Lo sbaglio, l'imperfezione sono secondo me gli elementi più importante che rendono diverse, distinti e mai uguale a tutti. L'esaltazione dell'imperfezione dovrebbe essere il nuovo parametro per "misurare la bellezza!!!
Una persone troppo ben vestita, precisa fa stereotipo
Con tutto ciò che si vede in giro e si sente, donne tutte uguali plastificate, giovane ragazze che non pensano ad altro che alla chirurgia estetica ad essere tutte uguali nell'aspetto e nell'abbigliamento, è una cosa davvero triste. A volte mi capita di salire sull'autobus, passeggiare per il centro della città o addirittura in un centro commerciale dove ogni volta rimango sempre di più stupefatta da ciò che vedo in giro; ragazze e ragazzi  tutti uguali, senza gusto ne identità.
Come risposte a questi stereotipi, noiosi e senza gusto, credo che dobbiamo concentrarci sui nostri difetti e imperfezioni,  imparare ad enfatizzarli e portarli con orgoglio, ovviamente con gusto ed una certa RICERCATEZZA!
Evviva L'IMPERFEZIONE.
baci e abbracci
xoxo

mercoledì 6 aprile 2011

Riflessioni.......

Stamani sfogliando i giornali ho appreso del barcone rovesciato in mare ieri notte, partito dalle coste libiche. Tunisi il mio paese  natale, che oggi è dilaniato da un disaggio e una crisi più grande di lui.
Quando il 17 gennaio 2011 si apprese su tutti i telegiornali che in Tunisia scoppiò una rivoluzione, la mia reazione non è stata immediata, ho dovuto elaborare un pochino prima di esprimermi, e secondo me era un atto dovuto sia in Tunisia che in tutto il Nord Africa. Questo è il 1848 del mondo arabo, finalmente ci si ribella alla dittatura, alla corruzione, alla fame, alla disoccupazione e all'emarginazione, quella tunisina è stata una rivoluzione dei giovani, senza condizionamenti politici e religiosi, una ribellione spontanea. ERA ORA.
Ma oggi vedere questi giovani che hanno combattuto venir via e lasciare la Tunisia sola mi ferisce, ma ci tengo a dire che la Tunisia non é tutta immigrata, ci sono ancora persone che stanno e vogliono combattere ancora per ricostruire e costruire una nuova Tunisia.
E' vero c'è una situazione disastrosa e qualcuno non ne vedrà la luce, non voglio condannare tutti coloro che sono immigrati, affrontando un viaggio duro e a volte senza arrivo come il barcone di ieri, perché so bene che ci sono davvero situazioni insostenibili ma questo non giustifica questa fuga di massa verso l'EUROPA...mi verrebbe da urlare a tutto tornatevene indietro e rimboccate la maniche, ricostruitevi il vostro futuri è quello dei vostri figli, e facciate in  modo che la morte di MOHAMMAD BOUAZIZI non sia invana.
Voglio dire agli italiani che Tunisi è ALTRO.
Mi sembra un atto dovuto ringraziare Lampedusa e i lampedusani, per la solidarietà e la pazienza.
Nella speranza di cambiamenti migliori!!!
baci e abbracci
xoxo

lunedì 4 aprile 2011

African outfit....

L'Africa, il continente NERO, meraviglioso pieno di sorprese, di sapori, di culture e soprattutto un continente ricco di ogni risorsa: oro, diamanti, petrolio, gas, avorio, ecc..., soprattutto è un continente ricco di culture diverse, spesso in conflitto tra loro, è dilaniato da guerre civili, da malattie, dalla fame e dalla sete...pensare che in questo contesto si possa parlare di MODA e di OUTFIT sembra quasi futile e riduttivo, ma a mio parere serve, anche se per qualche secondo parlare di questo continente in modo così leggero soprattutto dopo gli ultimo avvenimenti. Correva l'anno 1976 quando Yves Sant Laurent portò sulle passerelle francesi la "Collezione Africain", usando gioelli in ebano e avorio,  rafia e lino, vetro e legno. Era la prima volta che certi materiali erano usati per l'haute couture, ed era nuovo anche lo spirito fedele con cui erano riprodotti capi e accessori indigeni. Proprio perché rispettava l'integrità dei costumi africani, le creazioni del  grande innovatore, fin troppo in anticipo sui tempi, furono molto importanti anche se non ebbero effetti immediati. Ed eccoci ad oggi, dove "l'african Queen" regna sulle passerelle, dagli abiti ai gioielli, Ogni stilisa a suo modo ha raccontato la sua Africa, evocativa è l'africa di Alexander McQueen. Felice mix di suggestioni tra forme e materiali è la proposta di Chanel. Di grande attualità Prada.
sfogliando riviste di moda qua e là mi sono imbattuta in queste immagini che mi hanno ispirato nel scrivere questo "articoletto".
I'm Isola Marras
African Queen
Ellie Saab
Alexander McQueen
Ash
Chanel
Etro
Prada
baci e abbracci
xoxo